Quando si pensa al whisky, la mente vola inevitabilmente alle colline avvolte dalla nebbia delle Highlands scozzesi, dove torbiere e ruscelli impetuosi danno vita all’essenza del “nettare degli dei”. Gli intenditori potrebbero spingersi oltre, verso i whisky giapponesi, accuratamente affinati nel silenzio di paesaggi montani orientali. Ma chi assocerebbe il whisky alle alte cime, alle valli strette e, soprattutto, alla Val Venosta? Eppure, proprio qui, a Glorenza, circondata da meleti e da un imponente panorama alpino, si trova l’unica distilleria di whisky dell’Alto Adige.
Chiaro come l’ambra, caldo come un raggio di sole, esclamano gli scozzesi.
Morbido e vellutato, sostengono gli irlandesi. Always bold, never basic, ribadiscono gli americani. Misterioso e raffinato, dicono i giapponesi. E gli altoatesini?
Con PUNI, tradizioni di whisky da tutto il mondo si fondono con l’inconfondibile identità altoatesina, dando vita a qualcosa di assolutamente unico: un whisky alpino come non lo avete mai provato.
Cristallino, autentico e pieno di carattere - proprio come le persone che lo creano..
Un ritratto: VENI, VIDI, PUNI
A Glorenza, la città più piccola dell’Alto Adige, dal 2010 si erge la prima e unica distilleria di whisky in Italia. Con il suo inconfondibile cubo alto 13 metri e il suggestivo motivo a scacchiera rosso mattone, PUNI non è solo un’attrazione visiva, ma anche una meta imperdibile per intenditori e curiosi.
“Siamo orgogliosi di essere cresciuti, in qualità di piccola azienda a conduzione familiare, in una nicchia così esclusiva come quella della produzione di whisky, fino a diventare un’impresa riconosciuta e rispettata. La nostra dedizione, autenticità e voglia di innovare ci hanno permesso di farci spazio in questo settore così speciale. È una gioia immensa sapere che i nostri whisky sono apprezzati non solo localmente, ma anche a livello internazionale”, racconta Jonas Ebensperger.
Diventare esperti di whisky è un lungo viaggio, ma che bel percorso:
Intervista a Jonas Ebensperger
Ciao Jonas, grazie per aver trovare il tempo di portarci nel mondo del whisky. Cominciamo subito con una domanda fondamentale:
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Il whisky è tradizionalmente associato alla Scozia o all’Irlanda. Come reagiscono gli intenditori internazionali di whisky davanti a un single malt altoatesino? Avete dovuto sfatare qualche pregiudizio? Jonas Ebensperger: “Assolutamente sì, capita spesso. All’inizio c’è un po’ di scetticismo, soprattutto perché molti associano il whisky in modo quasi esclusivo a Scozia e Irlanda. Tuttavia, riusciamo a sfatare questi pregiudizi abbastanza rapidamente. Grazie ai nostri stretti legami con la Scozia e all’utilizzo di alambicchi e attrezzature tradizionali scozzesi, dimostriamo chiaramente il nostro impegno verso l’autenticità. Questo aspetto ci distingue da molte altre distillerie dell’Europa continentale e ci consente di essere riconosciuti fin da subito come produttori seri e affidabili. E quando gli intenditori degustano i nostri prodotti, diventa evidente: non si tratta di un semplice distillato, ma di un whisky davvero ben fatto.”
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Cosa rende unico il whisky Puni rispetto ai whisky scozzesi o irlandesi, soprattutto in termini di aromi e sapore? Jonas Ebensperger: “Il nostro whisky si distingue per il carattere fruttato del suo new make - il distillato di cereali non ancora invecchiato - come lo chiamano in Scozia. Predominano delicati aromi di mele e pere, che definiscono lo stile del nostro whisky e lo differenziano da molte varianti scozzesi e irlandesi. A ciò si aggiunge il clima unico della Val Venosta: i marcati sbalzi di temperatura tra le calde estati e i rigidi inverni influenzano il processo di maturazione in modo straordinario. Queste condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo di aromi complessi e donano al nostro whisky una notevole morbidezza e armonia in tempi relativamente brevi.”
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Come reagiscono i locali al fatto che una distilleria di whisky si trovi nel bel mezzo delle Alpi e dei vigneti? Ci sono storie o feedback particolari dalla popolazione locale? Jonas Ebensperger: “Le reazioni degli abitanti sono ormai perlopiù molto positive. Negli ultimi dieci anni, molti altoatesini hanno colto l’opportunità di visitarci durante una delle nostre visite guidate, ottenendo un’impressione diretta del nostro lavoro e del nostro whisky. Ciò che viene particolarmente apprezzato è la combinazione di tradizione e innovazione che caratterizza la nostra azienda. Molti sono orgogliosi di sapere che un pezzo di cultura del whisky si trova proprio nella loro regione - qualcosa di davvero unico in un luogo circondato da Alpi e vigneti. Ci sono anche belle storie di visitatori che rimangono stupiti nello scoprire che in un ambiente così idilliaco possa nascere un whisky di qualità eccellente.”
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Ci sono state personalità storiche o eventi che vi hanno ispirato nella fondazione di PUNI? Quali sono state le vostre principali fonti di ispirazione? Jonas Ebensperger: “Non c’è stato un singolo momento storico a ispirarci, ma se dovessi nominare una persona, sarebbe sicuramente Masataka Taketsuru. Questo giovane ingegnere giapponese, all’inizio del XX secolo, fu inviato in Scozia dal suo datore di lavoro, Settsu Shuzo (oggi Suntory), per apprendere tutto sulla produzione di whisky. Lì sposò una donna scozzese e, una volta tornato in Giappone, fondò nel 1923 la prima distilleria di whisky del Paese: Yamazaki. Taketsuru è spesso considerato il padre del whisky giapponese e, con le sue conoscenze, ha influenzato profondamente l’industria del whisky a livello globale. Ciò che ci ha colpito particolarmente è che il Giappone è stato il primo paese a emergere come una nazione moderna e riconosciuta a livello mondiale nel settore del whisky.”
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Quindi è stato questo influsso internazionale a ispirare anche voi? Jonas Ebensperger: “Esattamente. Il successo di Taketsuru e del movimento del whisky giapponese ha incoraggiato molti imprenditori in tutto il mondo. Dalla fine degli anni ‘90, abbiamo visto nascere distillerie in Scandinavia, Australia, Taiwan, Francia e persino in Germania. Anche questo ci ha influenzato, ma per noi era chiaro sin dall’inizio che volevamo sviluppare un’identità tutta nostra, combinando metodi tradizionali con approcci innovativi. Ed è proprio questa fusione che definisce l’essenza di PUNI.”
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Avete una prospettiva italiana sul whisky, ma quali culture internazionali del whisky ammirate o rispettate particolarmente? Jonas Ebensperger: “Parlando di influenze internazionali, non possiamo fare a meno di menzionare lo straordinario sviluppo della cultura del whisky giapponese. Il Giappone è riuscito, proprio come noi ci proponiamo di fare, a creare whisky autentici con grande passione e competenza, che portano una marcata impronta nazionale e regionale. Hanno aperto la strada al cosiddetto “World Whisky”, mettendo al centro della loro filosofia la ricerca dell’autenticità. Ciò che è particolarmente notevole è che, nei primi anni, nonostante la competizione tra le aziende, tutti lavoravano per creare un prodotto autentico, il che ha portato alla creazione di una reputazione eccellente per il whisky giapponese.
Ma anche la tradizione scozzese del whisky è per noi una fonte di ispirazione. Distillerie come Springbank, Glenmorangie e Bowmore negli anni ‘60 e ‘70 hanno suscitato il nostro interesse. Purtroppo, però, oggi vediamo che molte di queste storiche distillerie sono ormai nelle mani di multinazionali, il che spesso porta a una standardizzazione del gusto e dell’identità del marchio. Un esempio lampante è che alcune grandi distillerie non fanno più maturare i loro whisky sul posto, ma li conservano in enormi magazzini centralizzati vicino a Glasgow. Sebbene questa scelta possa essere comprensibile dal punto di vista logistico ed economico, si perde una parte del carattere originario e della magia romantica del processo di produzione tradizionale.”
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Come si conserva la tradizione pur restando aperti all’innovazione? Dove tracciate il confine tra sperimentazione e conservazione? Jonas Ebensperger: “Per noi, tradizione significa preservare l’essenza del whisky senza però rimanere legati in modo rigido al passato. Combiniamo metodi classici, come l’utilizzo degli alambicchi scozzesi, con tecnologie moderne, come il nostro sistema di riscaldamento con acqua surriscaldata, che permette un controllo preciso della temperatura. L’innovazione si manifesta anche nella scelta degli ingredienti: malto d’orzo italiano, lievito locale e botti di fermentazione in legno di larice della Val Venosta conferiscono al nostro whisky una nota distintiva e locale. Il confine tra sperimentazione e conservazione lo tracciamo dove l’anima e la qualità del whisky potrebbero essere compromesse. Ogni novità che introduciamo deve rispettare la tradizione e soddisfare i nostri elevati standard. Così riusciamo a trovare l'equilibrio tra storia e futuro.”
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I vostri whisky hanno nomi evocativi.
Come scegliete i nomi dei vostri prodotti? Ci sono storie o simboli che ispirano questa scelta? Jonas Ebensperger: “È un processo molto creativo, che la mia fidanzata Lena ed io sviluppiamo insieme. Fin dalla fondazione della distilleria, ci siamo impegnati affinché ogni imbottigliamento e ogni linea di whisky avessero una propria identità unica. Abbiamo scelto consapevolmente un concept chiaro: tutti i nomi sono composti da quattro lettere e riflettono in qualche modo le caratteristiche del whisky o aspetti del processo di produzione. A volte il nome giusto emerge subito, quasi spontaneamente. Altre volte ci lavoriamo per settimane o addirittura mesi, fino a trovare quello perfetto. Il nome deve creare un legame tangibile con il whisky, che si tratti del suo carattere, del profilo aromatico o del modo in cui è stato realizzato. Per noi non si tratta di un semplice dettaglio, ma di un elemento fondamentale della nostra filosofia: ogni whisky ha una sua identità e racconta una storia unica.”
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Anche bottiglie ed etichette giocano un ruolo importante nella percezione di un whisky, giusto? Jonas Ebensperger: “Sì, assolutamente. Mi viene in mente una libera reinterpretazione di Giovenale: “Whisky eximio in vase eximio”, cioè “un whisky eccezionale in un contenitore eccezionale”. L’estetica per noi è fondamentale, perché riflette il carattere del whisky e lo comunica all’esterno. Il nostro obiettivo è creare un design che bilanci perfettamente l’eleganza contemporanea con il rispetto per la tradizione. Per questo collaboriamo con il giovane designer italiano Christian Zanzotti, che ha un talento straordinario per combinare forme moderne con un forte legame alle radici.”
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Cosa vi differenzia in questo senso dai grandi gruppi, che sicuramente collaborano anch’essi con dei designer? Jonas Ebensperger: “La differenza sta nel nostro approccio personale e unico. Noi siamo un progetto nato dalla passione, non un marchio impersonale. Questo standard di qualità si riflette in tutto ciò che facciamo: dalle materie prime alla distillazione, dall’architettura della nostra distilleria fino a ogni singola bottiglia. Un design ben fatto non solo enfatizza la qualità del whisky, ma invita le persone a esplorare più a fondo e a scoprire le storie dietro i nostri prodotti. C’è chi ama il nostro stile minimalista, mentre altri preferiscono design più classici e tradizionali. Per noi va benissimo così - l’importante è rimanere fedeli alla nostra identità.”
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C’è un momento speciale o un aneddoto legato alla storia della distilleria Puni che vi è rimasto particolarmente impresso? Jonas Ebensperger: “Ci sono tanti momenti speciali, ma uno che ci fa sempre sorridere è stato il primo incontro con gli ingegneri scozzesi che ci hanno aiutato a costruire la distilleria. Alcuni di loro erano arrivati con costumi da bagno, convinti che la distilleria si trovasse sulla costa italiana! Quando sono giunti in Val Venosta, nel bel mezzo delle montagne, il malinteso ha scatenato tante risate e ha creato un’atmosfera molto rilassata. Al loro secondo viaggio erano meglio preparati, questa volta con scarponi da trekking. Ciò ha portato a tante escursioni e passeggiate insieme nella nostra splendida regione. Da quella collaborazione sono nate relazioni strette e, con alcuni di loro, anche amicizie che durano tutt’oggi. Negli anni ci siamo ritrovati anche in Scozia, un bell’esempio di come la passione comune per il whisky possa unire le persone.”
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Qual è stato il feedback che vi ha più sorpreso o reso felici durante la vostra attività come produttori di whisky? Jonas Ebensperger: “Uno dei riconoscimenti più emozionanti è stato vincere il titolo di “European Whisky of the Year” per il nostro PUNI AURA nella Whisky-Bible di Jim Murray nel 2021. Per il nostro team, che lavora con passione e dedizione da oltre un decennio, è stata una conferma straordinaria. Questo premio ci ha dimostrato non solo che la qualità del nostro whisky è apprezzata, ma anche che siamo riusciti a far riconoscere il whisky italiano come un prodotto valido e rispettato sulla scena internazionale. Riconoscimenti del genere ci rendono orgogliosi e ci spronano a continuare a combinare tradizione e innovazione per creare qualcosa di veramente unico.”
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Come spieghereste a un principiante come gustare al meglio un single malt come il vostro? Consigliate una tecnica particolare per la degustazione? Jonas Ebensperger: “Per chi si avvicina per la prima volta al mondo del whisky, il mio consiglio più importante è: prendetevela con calma e godetevi l’esperienza senza sentirvi vincolati da regole rigide. Il whisky è un viaggio personale, un’occasione per esplorare la sua incredibile varietà e unicità. Consigliamo di utilizzare un bicchiere a tulipano, ideale per concentrare gli aromi e facilitare l’esplorazione olfattiva. Il whisky andrebbe servito a temperatura ambiente, così da permettere la piena espressione del suo bouquet. Prima di assaggiarlo, è utile dedicare un momento a scoprirlo con l’olfatto: fate ruotare delicatamente il bicchiere per liberare le fragranze più volatili e immergetevi che profumi che sprigionano.
Per i whisky a gradazione elevata, sopra il 50%, suggeriamo di aggiungere qualche goccia di acqua naturale. Questo non solo mitiga l’impatto dell’alcol, ma rivela anche sfumature aromatiche più sottili. Dopo aver aggiunto l’acqua, lasciate riposare il whisky per qualche minuto: è come se si ‘aprisse’ lentamente, svelando il suo carattere più profondo. Quando siete pronti per il primo sorso, fatelo con calma: un piccolo assaggio iniziale vi aiuterà ad abituarvi al calore dell’alcol. Poi, con i successivi sorsi, potrete immergervi nella consistenza, nella complessità e nelle diverse sfumature di gusto. L’approccio lento e consapevole permette di cogliere la vera essenza del whisky. E alla fine, ciò che conta davvero è scoprire cosa vi piace: il bello della degustazione è che diventa un’esperienza unica e tutta vostra.”
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A proposito di degustazioni: da voi è possibile vivere un’esperienza davvero speciale, quella di abbinare whisky e cioccolato. Jonas Ebensperger: “Esattamente, whisky e cioccolato - due fonti di piacere conosciute per la loro complessità aromatica - si uniscono per offrire un’esperienza sensoriale unica. Durante le nostre degustazioni invitiamo a scoprire l’armonia e l’interazione tra questi due mondi. Il nostro abbinamento preferito? Senza dubbio, il cioccolato fondente con un’alta percentuale di cacao, almeno il 70%, ma anche di più.
Il cioccolato fondente è ricco di sfaccettature: i suoi aromi spaziano da note fruttate e tostate a sentori terrosi o persino affumicati. Questa complessità si sposa magnificamente con il nostro Puni Single Malt. L’amaro delicato del cioccolato esalta le note dolci e fruttate del whisky, mentre il burro di cacao agisce quasi da amplificatore, intensificando i sapori del whisky come farebbe un riflettore. Il risultato è un equilibrio armonioso in cui entrambi, whisky e cioccolato, possono esprimere appieno il loro carattere.
Questo gioco di contrasti e sinergie fa emergere in modo ancora più marcato i sapori e gli aromi del whisky, regalando un’esperienza di gusto ricca e complessa. Per celebrare questa combinazione speciale, offriamo degustazioni speciali, dove whisky e cioccolato vengono assaporati insieme. È un’occasione unica per i partecipanti di immergersi completamente nella straordinaria simbiosi di questi due mondi del gusto.”
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Quale sensazione o esperienza desiderate trasmettere ai vostri consumatori con ogni bicchiere di Puni Whisky? Jonas Ebensperger: “Il nostro obiettivo è che i consumatori non solo apprezzino gli aromi e le sfumature dei nostri whisky, ma che percepiscano anche la storia e la passione racchiuse in ogni goccia. Finché le persone si godono e valorizzano i nostri whisky, ci sentiamo confermati nella nostra visione e nell’artigianalità che celebriamo con ogni sorso.”
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C’è una situazione speciale in cui, secondo voi, un bicchiere di Puni Whisky rappresenterebbe il momento perfetto? Quale scenario avete in mente? Jonas Ebensperger: “Per noi, un bicchiere di whisky diventa il compagno ideale quando contribuisce a rendere un momento speciale ancora più indimenticabile. Uno scenario perfetto potrebbe essere quello di un incontro tra vecchi amici, che si rivedono dopo anni. Il whisky nel bicchiere diventa un simbolo: rappresenta il tempo passato, la maturazione che ha segnato non solo il distillato, ma anche l’amicizia.”
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Solo a immaginarlo si avverte un piacevole calore nel cuore... Jonas Ebensperger: “Ogni sorso ci rende consapevoli della fugacità del tempo, ma anche della bellezza dell’istante. È come se il whisky ci invitasse a fermarci, a guardarci indietro insieme, e al contempo a celebrare il qui e ora. Søren Kierkegaard lo ha espresso meravigliosamente: “La vita può essere compresa solo guardando indietro, ma va vissuta guardando avanti.” Un bicchiere di whisky, in un momento simile, diventa una sorta di macchina del tempo liquida, che ci ricorda dolcemente da dove veniamo e ciò che oggi ci unisce.”
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Come descrivereste il tipico amante del Puni Whisky? C’è un tipo di consumatore che volete raggiungere in particolare? E come ci riuscite? Jonas Ebensperger: “Il nostro tipico amante del PUNI Whisky è qualcuno che ama esplorare e che è curioso di scoprire qualcosa di diverso. Parliamo di appassionati che non cercano solo qualità, ma anche autenticità e unicità. La nostra gamma abbraccia sia i neofiti del whisky, in cerca di un’esperienza speciale per iniziare, sia i veri intenditori, che desiderano qualcosa che si distingua dalla massa. Per raggiungere questi consumatori, puntiamo molto sul contatto diretto. Presso la nostra sede a Glorenza, invitiamo gli interessati a partecipare a tour e degustazioni, dove possono immergersi nella filosofia, nei processi di produzione e nelle influenze della nostra regione. Questi momenti di incontro personale creano non solo comprensione, ma un vero legame con il nostro prodotto. Ed è proprio questo il nostro obiettivo: raccontare storie attraverso il nostro lavoro e ispirare chi ci sceglie.
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Se doveste descrivere l’unicità del vostro whisky in tre parole, quali sarebbero? Jonas Ebensperger: “VENI VIDI PUNI. Il nostro whisky rappresenta la voglia di avventura, la maestria artigianale e la gioia di percorrere nuove strade. Siamo arrivati, abbiamo scoperto - e con passione abbiamo creato qualcosa che ormai è parte integrante del mondo del whisky.”
Se Dio avesse voluto
che bevessimo solo acqua,
non l’avrebbe fatta salata al 97%.
- Irische Weisheit
Foto: PUNI Destillerie
Scritto da Julia Niederbrunner Julia fa la pendolare tra due “zone climatiche”: la sua patria del cuore, la Val Pusteria, e la sua patria adottiva sulla Strada del Vino. Quando la text artist non gioca con le parole e scrive del posto più bello del mondo, l'Alto Adige, la troverete fuori nella natura a scattare foto. Per saperne di più su Julia