Già a 15 anni si cimenta in arrampicate da brivido sul Picco Ivigna, la montagna locale di Scena. Documentandosi con un piccolo manuale d'alpinismo, impara da autodidatta tutto quello che c'è da sapere sull'arrampicata. Entra a far parte dei soccorritori alpini, approfondisce le sue conoscenze e diventa membro dell'AVS (CAI Alto Adige). Ben presto si fa notare soprattutto per le sue imprese in solitaria. Nelle escursioni di gruppo è lui a scegliere sempre il percorso più difficile e rischioso.
Dopo aver iniziato la sua carriera lavorativa come spazzacamino, anche i suoi tour si fanno sempre più impegnativi. L'estate del 1963 segna una pietra miliare della sua fama: all'età di 18 anni si cimenta nella sua prima arrampicata con grado di difficoltà VI. All'epoca era una cosa che faceva scalpore, in quanto il grado VI+ era considerato il grado massimo di difficoltà. Tuttavia, per tenere il passo con i grandi veterani dell'arrampicata, Holzer spesso deve improvvisare. Alto appena 1,53 m, i chiodi già piantati sono spesso fuori dalla sua portata. Per ovviare a questo “handicap”, crea quindi un'estensione artificiale: ovvero un'asta metallica lunga 30 cm, con la quale riesce a raggiungere i chiodi altrimenti irraggiungibili. Questo curioso attrezzo attira l'attenzione dei suoi colleghi e gli vale il soprannome “Griff-Fiffi” (dal nome di un noto gancio per l'arrampicata). C'è chi sorride di lui, mentre qualcun altro ammira la sua ambizione.
Le montagne sono tutto il suo mondo
Sembra che nulla possa fermarlo, nemmeno la valanga che si stacca durante la salita sulla parete nord dell'Ortles, nell'inverno del 1964. La forza della valanga trascina lui e i suoi due compagni a 300 metri di distanza. Holzer è l'unico a non essere seppellito dalla neve e riesce a salvare gli altri due. All'età di 21 anni si è già fatto un nome, ma non gli basta, vuole di più: ossia diventare uno dei migliori alpinisti estremi del mondo.
Nonostante il suo carattere solitario sia noto, incontra persone affini con cui coltiva una profonda amicizia: il talentuoso Renato Reali, Reinhold Messner e suo fratello Günther, e Sepp Mayerl. La notizia della morte prematura dell'amico Renato, caduto mentre affrontava un'arrampicata da solo, lo colpisce profondamente. Durante questo periodo, la moglie Erika, che ha sposato all'età di 23 anni, lo sostiene nel dolore.
La fortuna, infatti, lo assiste non solo in montagna, ma anche nell'amore con la sua giovane famiglia. Nelle vesti di neo papà, si trova ora ad affrontare una nuova sfida: ovvero conciliare il suo nuovo ruolo di padre di famiglia e di alpinista estremo. Mentre Reinhold Messner festeggia i suoi primi successi proprio in quest'ultimo ambito, Holzer sa che è necessario trovare una nuova nicchia, una in cui possa mettersi alla prova. Vede la sua occasione nella nuova disciplina alpina per eccellenza: la discesa dalle pareti più esposte. Con la salita della parete nord della Marmolada, con un'inclinazione di 55°, la sua prima discesa da una montagna considerata estremamente pericolosa è un completo successo e gli spalanca un nuovo mondo.
“Sono felice di essere un alpinista,
perché la montagna è un mondo
che si può raggiungere anche senza soldi.”
Heini Holzer (da “La mia traccia, la mia vita”)
Anni funesti
Nel 1970, Holzer è costretto a dire addio a un altro amico di lunga data: Günther Messner viene travolto da una valanga sul Nanga Parbat. Un anno dopo, Holzer diventa padre per la seconda volta.
La discesa sul versante sud-ovest del Picco Ivigna è un sogno a lungo inseguito, e lui domina con maestria anche questa ripida parete di 55°. Nel luglio del 1972, con la salita del versante destro del ghiacciaio del Piz Palü, attira l'attenzione di un vasto pubblico. Il suo successo internazionale arriva con la salita della cresta Biancograt sul Piz Bernina e dello sperone della Brenva sul Monte Bianco. A questo punto Holzer avrebbe l'occasione di trarre profitto dal suo successo economicamente, ma non lo fa. Sfruttare le sue amate montagne? Non ci pensa nemmeno, dopo tutto, loro vengono al primo posto. Si deve rendere conto di questo fatto anche sua moglie, che alla fine decide di lasciarlo. Il rischio e l'adrenalina sono ormai una dipendenza, difficile da ignorare. Ciononostante, la separazione dalla moglie è un brutto colpo e cerca ancora di più conforto tra le montagne. Con la salita dell'imponente Aletschhorn nelle Alpi Bernesi, che vanta una parete settentrionale ripidissima, con un'inclinazione oltre 50°, diventa l'icona della sua città natale, Scena.
Spesso ha sognato di percorrere il canale nord di Punta Anna e del Monte Cristallo, di affrontare la prima salita del Piz Roseg in Engadina, in particolare la parete nord-est, ma specie quest'ultima non era mai percorribile. Un segno del destino? Ma ecco che il 4 luglio 1977 arriva il grande momento. Anche se le condizioni non sono delle migliori, Heini Holzer vuole comunque affrontare l'impresa. Ma poco sotto la vetta cade e muore a soli 32 anni.
La via ferrata Heini Holzer
Con livelli di difficoltà da A a B/C, la via ferrata è ottima per gli appassionati di arrampicata e per le famiglie con bambini che hanno almeno 10 anni. Tuttavia, è necessario essere in buone condizioni fisiche, avere esperienza nell'arrampicata e un passo sicuro. La via ferrata si trova vicino alla ripida parete, dalla quale Heini Holzer era sceso e considerava la sua montagna preferita, il Picco Ivigna. Il nome della via ferrata è un tributo alla sua bravura. Un cavo d'acciaio conduce verso l'alto su una lunghezza di ca. 1.000 metri per un dislivello di ca. 550 metri, i tratti più esposti sono stati resi percorribili con ausili per l'arrampicata.
Divisa in diverse sezioni, la salita diventa un'esperienza di arrampicata varia e divertente. La partenza si trova sul terrazzino “Ochsenboden” (Pian dei Buoi), dove si infila l'imbragatura. L'inizio effettivo della ferrata è nel tratto della “Einstiegswandl”. Il sentiero sale ripido verso diversi punti panoramici fino al “Geistergrat” (Cresta degli Spiriti) e al “Waldele” (Boschetto). Poco dopo, la “Heini-Holzer-Rastplatz” (Sosta Heini Holzer) vi aspetta con una panchina accogliente e un panorama impressionante. Da qui si può anche osservare la ripida parete sud-ovest del Picco Ivigna, inclinata a 55°, dalla quale Holzer scese negli anni Settanta. Beh, cosa ne dite? Ti piacerebbe provare? La “Engelskante” (Volo degli Angeli) è l'ultimo passaggio roccioso da superare prima di raggiungere il “Ausstiegsmeile” (Miglio di uscita). Ora potete scegliere: preferite scendere al rifugio Kuhleiten (con ristoro fino a fine ottobre) e quindi percorrere un sentiero fino al punto di partenza? Oppure cimentarvi nell'ulteriore salita di dieci minuti al Piccolo Picco Ivigna (2.552 m) o magari nella salita di un'ora al Grande Picco Ivigna (2.581 m)?
Info e itinerario
Il parcheggio si trova a Falzeben, nell'omonima zona dell'area escursionistica Merano 2000. Da qui si sale con la funivia. Dalla stazione a monte in circa 45 minuti si arriva al terrazzino “Pian dei Buoi”. Per questo tour di arrampicata servono circa tre o quattro ore.
Vuoi saperne di più su Heini Holzer?
Nel libro “Heini Holzer: La mia traccia, la mia vita” di Markus Larcher, troverai un'interessante visione della vita, dei pensieri e delle imprese dell'alpinista estremo.
Scritto da Julia Niederbrunner Julia fa la pendolare tra due “zone climatiche”: la sua patria del cuore, la Val Pusteria, e la sua patria adottiva sulla Strada del Vino. Quando la text artist non gioca con le parole e scrive del posto più bello del mondo, l'Alto Adige, la troverete fuori nella natura a scattare foto. Per lei, la fotocamera è quasi un terzo occhio, infatti, la spegne solo per prendere in mano un libro o un bicchiere di vino. La sua destinazione preferita lontana dall'Alto Adige? L'Irlanda. L'isola verde è la sua patria del cuore numero 3.